Sequenza alfabetica di accoppiamento tra gli
indici, con la
convenzione che gli indici sono numerati con la sequenza
alfabetica delle lettere minuscole
ossia a corrisponde al primo indice, b al
secondo indice, c al terzo etc.
Gli indici sono numerati
da sinistra a destra ossia i primi indici, almeno uno,
appartengono al primo tensore ( se l'operatore è diadico )
mentre i restanti si riferiscono al secondo tensore,
sempre considerati da sinistra a destra.
Se la stringa di caratteri alfabetici ne contiene un numero dispari,
l'ultimo viene ignorato e può avere, se unico, una funzione
di pura separazione della sequenza di cifre
iniziali dalla seconda sequenza di cifre che conclude
la sequenza di caratteri alfabetici.
Rango del secondo tensore, se l'operatore è
diadico o dell'unico tensore considerato
se l'operatore è monadico ossia se si è
indicato 0 come rango del tensore che
precede l'operatore tensoriale. Il rango può
anche essere 0, a patto che l'altro rango non sia
anche lui 0, per indicare che l'operatore è
monadico ed opera sul tensore che lo precede
e non su quello che eventualmente lo segue.
Permutazione degli indici del tensore
risultato assumendo, come sequenza non permutata,
quella desunta dalla sequenza di indici dei
tensori su cui agisce l'operatore, depurata dalle coppie
di indici che specificano le tracce o la
contrazioni specificate dall'operatore tensoriale.
Per convenzione si possono specificare non tutti
gli indici coinvolti nella permutazione ma solo
quelli spostati dalla loro posizione naturale. Per esempio
se faccio una contrazione tra due matrici, tra il secondo e terzo
indice come si fa tradizionalmente in algebra matriciale,
ma voglio che l'ultimo indice sia
il primo del risultato debbo scrivere A 2bc2d B o,
più pignolescamente, A 2bc2da B
mentre se voglio
lasciare gli indici del risultato dove starebbero naturalmente
posso scrivere A 2bc2 B
essendo ovvio che il primo indice sopravissuto
l'indica a
appartenente alla matrice
A mentre
il secondo indice sopravissuto, essendo scomparsa la coppia di indici
b
e c
non può essere che l'indice
d appartenente
inizialmente al tensore ossia matrice B .
I tensori sono considerati tutti covarianti e il
cambiamento della natura di un dato indice, imposta dall'operatore
tensoriale che specifica il calcolo di una traccia o di una
contrazione, viene fatto solo quando occorre farlo all'interno
della funzione che attua l'operazione indicata dall'operatore.
Per maggiore chiarezza della formula è ammesso
specificare il rango del tensore e, opzionalmente farlo
seguire dalla sequenza del tipo di indici usando il carattere
v
per indicare un indice covariante e
n per
indicare un indice controvariante.La specifica del tipo
dell'indice è facoltativa e gli indici di cui non si specifica
la natura sono covarianti. Dunque un vettore covariante
può essere specificato in tre modi differenti
ossia, per esempio, se il suo nome è A lo posso specificare esplicitamente come A1
oppure A1v
mentre un vettore controvariante lo debbo specificare come
A1n perché
senza indicazione esplicita si
considerano covarianti tutti gli indici.
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