STATO DELL’ARTE SULLE INDAGINI DEL CROLLO DEL PONTE MORANDI DI GENOVA

L’ing. Marcello Savorani, senza alcun personale interesse professionale, si sta prendendo la briga di esaminare il progetto dell’ing. Riccardo Morandi, su esplicito permesso affidatogli dal figlio. Si puo’ seguire il suo impegnativo lavoro sulla pagina facebook del gruppo pubblico: “Salviamo il ponte Morandi”.
Il progetto e’ composto da migliaia di pagine e centinaia di disegni originali.
A distanza di molti mesi, sento il dovere di completare il mio modesto pensiero, concludendo che, se in tanti si sono affannati prematuramente a dare spiegazioni del crollo, in pochi se ne sono astenuti, tra questi brilla il pensiero del prof. Cosenza.

A distanza di molti mesi, sento il dovere di completare il mio modesto pensiero, concludendo che, se in tanti si sono affannati prematuramente a dare spiegazioni del crollo, in pochi se ne sono astenuti, tra questi brilla il pensiero del prof. Cosenza.
Personalmente mi son guardato dal farlo, salvo sottolineare un dettaglio costruttivo apparentemente insignificante, che pero’ poteva fornire buone congetture sul meccanismo del crollo e non sulle sue cause: la scelta della precompressione sugli stralli in c.a di rivestimento dei cavi d’acciaio in trefoli ad alta resistenza, come da me descritto nel mio precedente intervento.
Di norma infatti si osservano stralli formati da soli tiranti d’acciaio disposti a ventaglio, anche se con piu’ moderni acciai tecnologie.
Le osservazioni precedenti il crollo, con cui in tanti osservavano esagerate oscillazioni del ponte, starebbero a spiegare che gli stralli in c.a.p. si fossero decompressi e che quindi l’effetto ammortizzatore si sia estinto, affidando tutto ai soli tiranti in acciaio.
Circa le cause,attenderei gli esiti delle prove chimico-fisiche che sicuramente evidenzierebbero effetti di un fulmine.
Ad onor del vero qualcuno in Spagna https://www.youtube.com/watch?v=uaG61Slt9TE mise in guardia il nostro Governo da effettuare anche questo, reiniviando lo studio delle frequenze e delle intensita’ dei fulmini presente nel sito https://www.lightningmaps.org/
Pur senza esito delle prove, se fosse stato un fulmine l’unica causa del crollo, gia’ dai detriti ce ne sarebbero tracce di oggetti carbonizzati.
Certamente, e con questo miglioro il tiro, tra le tante cause ipotizzate (fenomeni di fatica, corrosione dei tiranti, eccesso di carico, decompressione dei tiranti), certamente variazioni fortissime di campi elettromagnetici potrebbero potuto costituire la classica goccia che fa traboccare il vaso.

02. Aprile 2019 by renatocappellani
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