Il piacere di chiamarsi Vladimir

Senza dubbio la più grande scuola di pianoforte è sorta in terra di Ukraina a metà del XIX° secolo.

Che trattasi di Russia o di Ukraina (=terra di confine) cambia ben poco: in quelle zone per effetto della loro recente movimentata storia, le popolazioni risultavano un mix di nazionalità tedesche, ceche, polacche, russe e turche.

A far fede a quest’affermazione, vale tra tutti il nome del grande e impareggiabile Wladimir de Pacmann (nato ad Odessa il 27 luglio 1848, morto a Roma  il 6 gennaio 1933)Vladimir_PachmannEccolo in un raro filmato muto del 1923 :

Allievo di un maestro di piano coetaneo di Chopin, ne apprese lo stile probabilmente più autentico.

Basta ascoltarlo del resto per coglierne una datata ma irripetibile ed impareggiabile modernità, priva di sdolcinature romantiche e la sua maestria nel tecnicismo alla tastiera parla da sola.

Numerose sono per fortuna le sue interpretazioni , incise a 78 giri.

Artista eccentrico, dominò tutte le platee del mondo.

L’artista Franceco pallottelli ben ne descrive la vita e la carriera e

in particolare non si può non riportare qualche passaggio veramente incredibile:

Vladimiro de Pachmann nacque a Odessa il 27 luglio 1848; sua madre contava 45 anni quando lo dette alla luce, pure lo allattò per più di un anno, ed egli anche oggi suol dire che da questo proviene la sua forza fisica. Vladimiro fin da bambino dimostrò grande p.16: tendenza all’arte musicale. A sei anni cominciò a studiare il violino, sotto la guida affettuosa del padre. Vladimiro verso i dieci anni manifestò il desiderio d’imparare il pianoforte; infatti, sempre sotto l’insegnamento paterno, cominciò a suonare lo strumento che doveva rivelarci il suo genio. Un giorno, aveva allora 12 anni, suonando la doppia fuga in mi minore di Händel, meravigliò un signore che passava in quel momento sotto la sua finestra, e che volle sapere chi eseguisse così bene quel pezzo tanto difficile. La meraviglia del dottor Morgen, così si chiamava il passante, accrebbe quand’egli potè consta tare che il perfetto esecutore era il piccolo Vladimiro. A 18 anni aveva già dato prova pubblica del suo talento e si era guadagnata l’ammirazione di tutta Odessa. Molti fra i suoi ammiratori più entusiasti, conoscendo il desiderio di Vladimiro di seguitare lo studio della musica, e sapendo anche che le condizioni finanziarie di suo padre non gli avrebbero permesso tale spesa, data la numerosa famiglia, pensarono di fare una colletta, alla quale contribuirono molti dell’aristocrazia. In tal modo si ebbero i fondi necessarii per mandare e mantenere Vladimiro al Conservatorio Musicale di Vienna.

Partì il giovanetto pieno di fervore artistico, di speranza. A Vienna abitò per due anni con la famiglia Luksch. Il maestro frequentemente parla di queste persone che gli erano sinceramente affezionate, e non trascura di dire che era anche molto amico della cuoca di detta famiglia… I lettori certo ricordano, come ho già scritto, che per questo uomo di tanta originalità la cucina è una delle cose più importanti, e la cuoca della famiglia Luksch dimostrò il suo affetto per il giovanetto, prestandogli del denaro che egli non potè mai restituirle, ma le cedette invece un orologio d’oro, che una p.17: principessa russa gli aveva regalato in segno d’ammirazione.

Dopo poco tempo che era a Vienna, Vladimir, si presentò al professor Dachs per essere ammesso all’ultima classe del Conservatorio. L’egregio professore gli fece osservare che per ottenere l’ammissione a detta classe bisognava essere un buon musicista e saper suonare il pianoforte; quindi lo pregò di tornare il giorno dopo per dare la dimostrazione della sua capacità.

Vladimiro, puntuale come lo sono pochi artisti, il giorno seguente si recò all’appuntamento, ed assistette alla lezione che il professor Dachs impartiva al suoi allievi. Dopo aver licenziata la classe, Dachs invitò l’aspirante a voler aprire la sua cartella di musica e scegliere un pezzo che meglio potesse eseguire. Vladimiro prontamente rispose che non aveva alcuna musica con sè, e pregò il professore a volergli enunciare una composizione musicale per piano che avrebbe forse eseguita a memoria. Il professore Dachs guardò con aria severa e quasi di rimprovero il piccolo Vladimiro, facendogli osservare che al Conservatorio non c’era tempo da perdere, tanto meno per scherzare, e lo invitò a suonare ciò che voleva, avvertendolo di non presentarsi mai più senza musica. Il giovane de Pachmann sedette al piano e suonò: Rigoletto — Fantasia VERDI-LISZT.

Par 1-17 Appena terminato il pezzo, il professore, meravigliato, senza dir parola, corse a chiamare il direttore del Conservatorio sig. Helmesberger (padre dellomonimo pianista). In quel mentre de Pachmann si voltò per vedere il professore, ma grande fu la sua sorpresa nel constatare che era scomparso. Addolorato e sconfortato, pensò di aver suonato tanto male da provocare la fuga del professore; ma questi non tardò a ritornare, in compagnia del direttore del Conservatorio. p.18: Entrambi avevano il viso gioioso; si congratularono con il de Pachmann che suonò ancora destando l’entusiasmo dei due insegnanti. Il professor Dachs, dopo aver rivolte nuove parole di elogio al giovanotto, lo invitò a voler ripassare per il giorno dopo due studii di Chopin.

Par 1-18 Tornò Vladimiro il domani, ancora senza musica, e al professore che l’interrogava rispose di poter suonare i 24 studii di Chopin e domandava in che chiave dovesse eseguirli. De Pachman [Pachmann] suonò come egli solo può suonare Chopin. Finita la divina musica, il prof. Dachs l’abbracciò commosso e gli disse: «Ho sentito questo da Chopin; voi suonate forse meglio, ed egli sarebbe certo lusingato della vostra perfetta esecuzione». E facile comprendere con quale entusiasmo fu ammesso de Pachmann al Conservatorio di Vienna, dove restò dal 1867 al 1869 e non già per imparare il piano, avendo il professor Dachs, dopo poche lezioni, dichiarato di non aver altro ad insegnare all’allievo che aveva superato il maestro. Vladimiro studiò invece l’armonia e la fuga col professor Bruckner e i suoi splendidi esami furono premiati con grande medaglià d’argento.

(tratto da (c) F. Pallottelli,Vladimiro de Pachmann“, La Nuova Italia Musicale, Vol. 6, No. 1, 11 January 1933 (in Italian)

Attualmente lo studio di de Pachmann è stato ripreso “al microscopio”.. confrontando l’esecuzione di piccoli brani eseguiti dai migliori pianisti

In rete è disponibile un elenco di informazioni del pianista.

Tutta la sua discografia è illustrata in questa pagina

Altro Wladimir ukraino gigante del fortepian è senza dubbio alcuno Horovitz, capace di suonare qualsiasi cosa. Egli merita certamente un articolo a parte.

Come dimenticare del resto  Svjatoslav Richter, anch’esso ucraino!

Eccone una legendaria esecuzione:

Il suo amore per il pianoforte lo induceva a suonare in pubblico quasi sempre con lo spartito sotto gli occhi, essendo altrettanto amabile seguire le note sul pentagramma.

Non si dimentichi però che spesso sorprese il pubblico, suonando al buio in sala!

Una sola parola vale per tutte: un vero professionista!

Oggi erede vivente di questa scuola è la giovane grande  Valentina Lisitsa !

Nata a Kiev nel 1973, la sua fama è ormai mondiale.

 

09. Dicembre 2014 by renatocappellani
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