Pensiero e linguaggio : la rinuncia alla verità.

Non fa male riproporre questo grafico

Il problema della difesa della lingua può ed è spesso frainteseo.
La lingua è infatti innanzitutto un veicolo di pensieri.
Basterebbe soffermarsi su questa definizione per intendere sino in fondo quali e quanti siano i problemi inerenti ad essa.
Parlare di lingua è quindi la stessa cosa che parlare di pensiero.

La distinzione fondamentale tra pensiero e lingua (includendovi i vari linguaggi..) è che il primo è concepito, realizzato e coltivato all’interno della mente di un individuo, mentre l’altra, nel corso del tempo, ha subìto una codifica ufficiale, potendosi avvalere di regole convenzionali uguali per tutti, quali grammatica, sintassi e modi di dire variabili nel tempo (la lingua viva), ovvero si avvale di una “metrica ufficiale”.
Ne deriva che la lingua può sicuramente condizionare il pensiero sin nella sua formazione e nella sua continua evoluzione.

Retorico apparerebbe quindi l’interrogativo sul “> nasce prima la lingua o il pensiero? “
Immerse entrambe le due cose nel processo storico, esse seguono di fatto percorsi differenti.
L’interrogativo pertanto non è affatto banale.
Le generazioni attuali infatti, subiscono sin dall’infanzia, il condizionamento dovuto alla trasmissione dell’informazione, continua e profonda, attraverso modi e termini a tutti ormai noi, inclusi quelli subliminali.
Un tempo i cicli naturali e le relative attitudini legate al lavoro campestre o artigianale contribuivano a coniare nuove parole, concetti e processi, arricchendo la lingua di nuove convenzioni, rendendola viva, come strumento di lavoro e di scambio immediato di informazioni.
L’informazione, un tempo unicamente verbale e scritta, oggi viene prodotta anche per immagini.
Dunque il pensiero, dote intrinseca della mente umana, certamente ha una genesi anatomica, ma subisce costantemente il flusso dell’informazione, che si polarizza su temi di primaria importanza e a seguire su argomenti di minor grado di rilevanza.
Il veicolo dell’informazione è di fatto il linguaggio, visivo e parlato, o scritto.
Si pongono pertanto un paio di problemi fondamentali:
– l’informazione veicolata è fedele alla verità dei fatti?
– e ancora: i fatti sono davvero osservabili con strumentazioni fisiche e mentali affidabili?

Certamente è importante sottolineare la natura delle informazioni, in quanto in base ad essa è possibile privilegiare i più appropriati strumenti di osservazione e poi di valutazione.
Se un tempo la natura delle informazioni derivava da processi naturali o da gesta individuali, oggi essa si riferisce a contenuti il più delle volte “virtuali”, riferiti cioè a oggetti, situazioni artefatte e processi incomprensibili, che poco o nulla hanno davvero di naturale, ma che appartengono a sfere alimentate di fatto da intelligenze acefale, ossia a macchine automatiche, che condizionano il comportamento dei loro abitanti.
Facile per esempio farsene un’idea esaminando la sfera della finanza, o quella delle distribuzioni alimentari o delle armi, o per finire quella del potere politico.
Dentro quelle sfere tutti gli individui sono polarizzati a pensare, agire e veicolare informazioni unicamente per il profitto dell’universo racchiuso in quella sfera.
L’unico sistema di riferimento privilegiato è costituito dalle regole della logica matematica e dell’etica naturale e, solamente riferendosi ad esso, è possibile osservare il graduale e continuo degrado del pensiero, dell’informazione e della manipolazione delle persone.
Un’informazione corrotta produce la corruzione del linguaggio e quindi del pensiero stesso, che resta asservito agli obbiettivi di questi gruppi di potere, siano essi finanziari, politici, o industriali.
Un individuo, pur avvalendosi di pensieri corrotti, può attivare processi di correzione mentale se la lingua che utilizza resta aliena da corruzione.
Esistono degli indizi sottili ma chiarissimi per saggiare questo processo sottile di corruzione e ad esserne immuni sono solo i poeti e gli scrittori, i quali producono le loro opere letterarie atte ad esprimere sintesi di pensiero.
Un classico indizio che indico a tutti è la sovrabbondanza di avverbi e la quasi scomparsa di aggettivi superlativi.
Sintomatico è questa tendenza, a comprova di quanto l’individuo temi di rendere fluido il suo parlare, infrapponendo inutili avverbi, quali valvole limitatrici di pressione e di portata, e pochissimo sia nel contempo incline ad esporsi apertamente con l’utilizzo di aggettivi!
La corruzione dell’informazione e la conseguente corruzione del linguaggio e del pensiero in definitiva rende inutile la ricerca della verità, rendendo tutto verosimile.
Se non fosse che una boutade davvero irriverente, direi che l’informazione ha acquisito aspetti quantistici!
Dinanzi a fatti e misfatti incontestabilmente veri e provati, la gente chiude gli occhi e il naso, accettando soluzioni false e dannose che facilmente veicolano nella loro mente pel tramite di appositi linguaggi truccati, atti ad alimentare veri e propri miti intoccabili, come nell’alta finanza, nei programmi elettorali e nelle attitudini artistiche della critica .
Gli algoritimi da alimentare e sostenere sono quindi solo due:
emulazione ed omologazione.
Riemerge la funesta figura del mito del gregario e la corsa all’omologazione nella scelta delle informazioni, dei gusti, e delle attitudini professionali, tutto a discapito dell’indipendenza di pensiero e di azione.
Fondamentale è quindi curare e difendere le istituzioni e gli individui che si prodighino alla salvaguardia della lingua ed ai suoi risvolti, ivi incluso quella scientifica, spesso giudicata a torto immune da corruzione.

11. Marzo 2018 by renatocappellani
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